"La
scoperta di un manicaretto nuovo fa per la felicità del genere umano più che la
scoperta di una stella”.
Così
scrive il magistrato Anthelme Brillat-Savarin. Vissuto ai tempi della
rivoluzione francese, scrisse saggi di diritto, ma il suo nome è rimasto legato
alla “Fisiologia del gusto” (1825), non un libro di cucina in senso tecnico, ma
una serie di gustose meditazioni sulla civiltà e i piaceri della tavola.
<Estasi
pura> così ieri sera un cliente durante la cena in Beer&ria. E, in
verità, non è stato il solo. Per l’orgoglio della cucina sono state ore molto
liete, nel trionfo di alcuni piatti nuovi.
Ecco,
questo è il vero scettro da chef dei miei desideri: creare piatti che hanno
dietro e dentro una storia di qualità, sperimentazione, passione. Non amo la
cucina estetica, amo la cucina della ricerca e del gusto. La felicità evoca le
emozioni, gli stati d’animo, l’ebrezza. Quello che puoi provare ad occhi
chiusi, solo portando alla bocca qualcosa che scatena l’<estasi pura>.
Questo
significa regalare sapori mai provati. C’è tanto lavoro, tanto tantissimo
lavoro. Del pensiero che vaga e elabora, della caccia agli ingredienti buoni,
delle ore di pentole e fornelli. Alla fine però offrire felicità è una scarica
di adrenalina che scioglie ogni stanchezza, che rinnova le idee e le voglie,
che rallegra le energie.
Piatti
autentici, voglio in menu e sulla tavola. Non offro tentazioni scenografiche o
titoli pomposi: solo prodotti top, vera creatività, rigorosa preparazione.
Io
sono qui, venite a scoprirli, i manicaretti della felicità.