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sabato 25 marzo 2017

Beer&ria: l’osteria della felicità

"La scoperta di un manicaretto nuovo fa per la felicità del genere umano più che la scoperta di una stella”.
Così scrive il magistrato Anthelme Brillat-Savarin. Vissuto ai tempi della rivoluzione francese, scrisse saggi di diritto, ma il suo nome è rimasto legato alla “Fisiologia del gusto” (1825), non un libro di cucina in senso tecnico, ma una serie di gustose meditazioni sulla civiltà e i piaceri della tavola. 
<Estasi pura> così ieri sera un cliente durante la cena in Beer&ria. E, in verità, non è stato il solo. Per l’orgoglio della cucina sono state ore molto liete, nel trionfo di alcuni piatti nuovi.
Ecco, questo è il vero scettro da chef dei miei desideri: creare piatti che hanno dietro e dentro una storia di qualità, sperimentazione, passione. Non amo la cucina estetica, amo la cucina della ricerca e del gusto. La felicità evoca le emozioni, gli stati d’animo, l’ebrezza. Quello che puoi provare ad occhi chiusi, solo portando alla bocca qualcosa che scatena l’<estasi pura>.
Questo significa regalare sapori mai provati. C’è tanto lavoro, tanto tantissimo lavoro. Del pensiero che vaga e elabora, della caccia agli ingredienti buoni, delle ore di pentole e fornelli. Alla fine però offrire felicità è una scarica di adrenalina che scioglie ogni stanchezza, che rinnova le idee e le voglie, che rallegra le energie.
Piatti autentici, voglio in menu e sulla tavola. Non offro tentazioni scenografiche o titoli pomposi: solo prodotti top, vera creatività, rigorosa preparazione.

Io sono qui, venite a scoprirli, i manicaretti della felicità.

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