13.a puntata di Chef dietro le quinte
Tredicesima
puntata di questo lungo racconto di pensieri e cucina.
Questa
è dedicata ai cuochi: ai miei collaboratori, a me, a tutti i cuochi.
Perché
i cuochi sono il cuore vero del
ristorante ma restano in ombra.
Spesso
l’immaginario collettivo, oggi più che mai sollecitato dai programmi tv, ne
coglie l’aspetto più frizzante, quello creativo, la gloria del piatto da
applausi… ma il “dietro le quinte” è
complesso, lungo, faticoso.
Le
sfaccettature di questo mestiere sono molte, moltissime.
Il
tempo ci ha portato utensili e tecnologie che accelerano certe operazioni, che migliorano
i risultati, è vero. Di contro anche questi richiedono applicazione, ricerca,
scelta. Anche con questi bisogna fare i conti, imparare, riuscire a
destreggiarsi tra manualità e utilizzo di apparecchiature.
Questa
è un po’ la punta dell’iceberg di un
profondo impegno di conoscenza:
conoscenza
dei prodotti
conoscenza
delle tecniche di cottura
conoscenza
delle ricette
conoscenza
delle attrezzature
conoscenza
delle normative in materia
e
su tutto ciò il grande impegno di studio
e sviluppo. Un impegno quotidiano e
serrato.
In
cucina i cuochi devono prendere la mano con tanti elementi, con tanti momenti,
con tante attenzioni: dall’approvvigionamento della dispensa alla corretta
conservazione, dalle fasi di lavaggio, taglio, cottura e presentazione, a tutta
una serie di incombenze -queste sì- di estro e espressione personale: fare un menu significa spendere energie e
risorse, intuire le giuste combinazioni, avere il polso delle tempistiche. In
HOSTeRIA vige una cultura anti-spreco e questo naturalmente ci chiama sempre a
essere ancora più ‘presenti’ e concentrati.
I cuochi
vivono sulla pelle dalla mattina alla sera la lotta con le ore e i minuti.
Non si può
sgarrare, tutto deve essere pronto, tutto deve essere preparato a puntino, tutto deve
filare liscio come l’olio.
Per
non parlare di quanto sale il livello di
stress durante il servizio di pranzo e cena quando in cucina fioccano le
comande, i commensali hanno appetito e i piatti devono volare, uno dopo l’altro,
a ritmo perfetto (o quasi!).
Tutto
ciò richiede una particolare organizzazione, un rigore gerarchico da
rispettare, una sorta di alleanza di forze e passione e tenacia…
È un lavoro
facile?
Sicuramente non
lo è. Bisogna amarlo. E rispettarlo. Sempre.
I
cuochi sono sovente egocentrici, severi, agguerriti. Ne hanno più di un motivo,
no?
Reggono
le sorti di un locale e non vivono quasi mai la ribalta!
Credo
meritino questo riconoscimento, questo omaggio. Godono della mia stima, del mio affetto, della mia gratitudine
soprattutto i miei cuochi: giovanissimi eppure straordinari. Forse non
glielo dico spesso però sono davvero ammirevoli: reggono bene questa avventura e
sopportano me! Ecco…li ringrazio.
Alla prossima puntata.